Con il termine preadolescenza si intende l’età delle ragazze e dei ragazzi inclusa tra i 10 e i 13/14 anni. Si tratta di un periodo della vita particolare, una sorta di limbo in cui non si è più trattati da bambini ma non si è ancora trattati da adulti.
“Il messaggio che la società nel suo complesso trasmette a questa fascia di età è quindi fortemente contraddittorio. Da un lato vengono considerati alla pari dei bambini: irresponsabili, immaturi, non ancora pronti per il mondo del lavoro, bisognosi di acquisire competenze e conoscenze indispensabili per entrare nella vita. Dall’altro li si tratta in modo diverso da come viene trattata l’infanzia. Li si considera portatori di propri bisogni ed esigenze specifiche, si riconosce loro un certo grado di autonomia e di capacità decisionale, si costruiscono immagini e rappresentazioni del mondo destinate a loro”.
In questa confusione la reazione più comune è cercare di costruire una propria identità distaccandosi dal mondo adulto, cercando solidarietà e comprensione nella rete amicale. “Viene così a costruirsi un sentimento di appartenenza generazionale, basato sulla condivisione di una condizione comune, di un sentire e vedere le cose in sintonia con i propri coetanei. Di qui discende anche l’uso di tutti i mezzi di comunicazione oggi disponibili, dal cellulare ai social network, per sentirsi parte di una comunità più vasta di quella immediatamente circostante, con la quale e per mezzo della quale costruire la propria identità”.
Questa fascia d’età in Italia corrisponde alle scuole medie, la scuola secondaria di primo grado. Nella scuola in generale i rapporti con le famiglie sono in crisi, si registra un forte scollamento fra le due istituzioni ma in questa dimensione lo è ancora di più perché da entrambe le parti si registra spaesamento, paura e spesso frustrazione nel trattare con i ragazzi.
Nella scuola come nella famiglia di frequente si vive uno sgradevole senso di impotenza. Insegnanti e genitori si sentono confusi e faticano a trovare validi riferimenti.
La formazione all’educazione all’affettività rivolta a questi insegnanti, agli studenti e alle loro famiglie ha pertanto l’obiettivo di provare a rispondere alle numerose preoccupazioni che attraversano questi mondi: un’alleanza di ordine culturale, sociale e istituzionale.
L’ordine culturale: se come abbiamo visto, già nell’infanzia, si strutturano gli stereotipi e va fatta un’opera di decostruzione, nella preadolescenza molti di quei pregiudizi si consolidano. È quindi più difficile intervenire, ma va fatto. Soprattutto su quelli di ordine sessuale.
Questa è la fascia d’età in cui si inizia ad esplorare il proprio corpo, a notare le trasformazioni. Le ragazze hanno il ciclo mestruale che cambia tutto in termini di fisicità, stile di vita, emozione.
I ragazzi iniziano ad avere una voce diversa, la prima barba che spunta e le prime preoccupazioni legate al proprio pene.
Entrambi scoprono la masturbazione consapevole e si fanno avanti le prime identità e inclinazioni sessuali.
Sono bombardati continuamente da immagini e riferimenti sessuali in tv e nel web senza avere contezza del proprio corpo, del suo funzionamento biologico e della sua potenziale collocazione sociale.
L’ordine sociale: è fondamentale andare a supporto di questa frustrazione scatenata dall’impossibilità di essere riconosciuti come grandi ma anche come bambini. Riconoscere il loro posto al mondo è un atto significativo che può avvenire attraverso il racconto. Avvalersi degli psicologi a scuola significa dare la possibilità di aprirsi singolarmente e collettivamente a questa narrazione. Dove anche gli insegnanti e i genitori vengono coinvolti in questo percorso e acquisiscono strumenti in più per comprendere questa condizione esistenziale ed emotiva. La loro socialità vive nella stragrande maggioranza dei casi all’interno delle chat.
È una socialità di tipo virtuale. Sono troppo piccoli per uscire completamente da soli e ricercano il contatto di gruppo attraverso il web.
Per questo è fondamentale offrire loro gli strumenti per relazionarsi al meglio. La limitazione dell’uso dei dispositivi in questa fascia d’età è consigliata, ma è anche vero che è proprio nella preadolescenza che possiedono il loro primo dispositivo personale. Cellulare, tablet, personal computer.
Quindi al tentativo di limitare la frequenza on line, bisogna associare un’attenta formazione ai ragazzi e alle ragazze e alle loro famiglie.
L’ordine istituzionale: è proprio in questa età che bisogna insegnare ai ragazzi e alle ragazze ad avere grande consapevolezza dei diritti e dei doveri che, come cittadini, dovranno e potranno esercitare. Gli articoli della Costituzione rappresentano esattamente i valori di rispetto, giustizia, inclusione, accoglienza a cui tutta la popolazione è chiamata a rispondere. La storia delle donne (troppo spesso rimossa e dimenticata) e degli uomini che hanno fatto grande il nostro Paese è un tassello che contribuisce alla formazione della cittadinanza attiva. Negli ultimi anni c’è stata una grande produzione editoriale per valorizzare la storia delle donne e raccontare le esperienze migliori. È stato, e continua ad essere utile, sottolineare le eccellenze, ma ancora più utile sarebbe un aggiornamento dei libri di testo che facesse emergere in maniera chiara la partecipazione delle donne. Il rischio altrimenti è sempre quello di settorializzare il discorso pubblico/istituzionale. Far emergere il rimosso non significa necessariamente inserirlo in testi ad hoc, ma reinserirlo al posto giusto. L’educazione civica in generale contribuisce ad avvicinare i ragazzi ai valori costituzionali, dove le donne hanno giocato e giocano un ruolo importante nel difficile equilibrio democratico. Ma, nello stesso tempo, la partecipazione e la presenza delle donne va integrata in ogni sapere.